Il datore di lavoro può favorire le dimissioni del dipendente offrendo un incentivo economico per lasciare il posto di lavoro. Tale condotta è considerata lecita in quanto l'iniziativa del datore di lavoro non priva il lavoratore della sua libertà di scelta.
Da un punto di vista tecnico, la risoluzione del rapporto di lavoro viene posta in essere con uno specifico accordo scritto tra lavoratore e datore di lavoro, mediante il quale, a fronte della concordata cessazione in una data predeterminata e concordata, l’azienda si impegna a liquidare un incentivo all’esodo, oltre naturalmente al TFR e alle altre spettanze di fine rapporto.
Dimissioni e licenziamento
Sia le dimissioni sia il licenziamento comportano la cessazione del rapporto di lavoro.
Le conseguenze giuridiche dei due atti sono però profondamente diverse, specie sotto il profilo della tutela del dipendente. In caso di dimissioni o di risoluzione consensuale incentivata del rapporto di lavoro, il lavoratore non ha diritto all'eventuale indennità di mancato preavviso (salvo il caso di dimissioni per giusta causa), nonché alla tutela specifica predisposta contro i licenziamenti illegittimi. Inoltre non sussistono le condizioni per l'indennità di disoccupazione erogata dall’INPS.
Cosa fare nel caso riceviate una proposta di risoluzione incentivata del rapporto di lavoro: alcuni consigli della RSA CGIL
Non esiste un comportamento che possa essere considerato valido per tutti i casi.
In alcuni casi queste proposte possono essere considerate un’opportunità (per esempio se un lavoratore è “vicino alla pensione”, se ha possibilità di utilizzare l’incentivo per organizzare un’attività autonoma, se ritiene di avere buone possibilità di trovare un altro impiego, ecc.)
In altri casi il lavoratore si potrebbe trovare nella necessità di rifiutare la proposta dell’azienda.
Fra questi due estremi esistono varie possibilità intermedie che vanno valutate caso per caso.
Qualunque sia la vostra situazione, tenete presente quanto segue:
- affrontate la situazione con calma, chiedete alcuni giorni di tempo per parlarne con i vostri famigliari, con i vostri amici (che conoscono la vostra situazione) e con i vostri eventuali conoscenti che abbiano affrontato situazioni analoghe.
- non è interesse vostro né della controparte innescare situazioni di conflitto aperto, difficili da gestire sul piano psicologico e con possibili strascichi giudiziari.
- anche se nel ricevere questa proposta vi sentite in difficoltà e avete motivi di risentimento, evitate atteggiamenti individuali di carattere impulsivo, aggressivo o scorretto (non fatevi prendere dalla tentazione individuale di scadere in ritorsioni, come mettervi in malattia o venir meno agli obblighi di correttezza professionale, ecc.). Questi atteggiamenti non aiutano a creare le migliori condizioni per trovare punti di intesa con la controparte, qualunque sia la strategia di risposta che adotterete.
- rivolgetevi, in ogni caso ad un sindacato. Otterrete un’ assistenza non solo per tutte le informazioni utili (i vostri diritti, le valutazioni da effettuare nel corso della negoziazione, ecc.), ma soprattutto avrete al vostro fianco qualcuno che vi potrà aiutare ad impostare insieme una strategia di negoziazione con l’azienda che, nel rispetto del quadro normativo, vi consenta di non innescare conflitti inutili. Tenete conto che rivolgersi ad un sindacato non significa delegare le proprie scelte, ma ottenere un aiuto per tutelare nel modo migliore i vostri interessi.