E' ormai fatto notorio come nei giorni scorsi SAP Italia abbia avviato - su un gruppo ristretto di colleghi - un programma di uscita volontaria incentivata dall'azienda, nel cui "testo ufficiale" è stato chiaramente specificato che l'iniziativa ha quale scopo quello di evitare unilaterali riduzioni di organico. Tale situazione è da ricondurre alla più generale ristrutturazione avviata da SAP in questi mesi, della quale la stampa internazionale ha dato già da tempo ampio risalto.
Alla luce di quanto sopra i dipendenti hanno deciso di aderire a un appello, sottoscritto in brevissimo tempo da circa 100 colleghi (le firme peraltro continuano ad affluire).
E' opinione diffusa che una società in salute come SAP possa e debba garantire una ricollocazione interna a tutti coloro i quali - con la mancata adesione al programma - manifesteranno la loro decisione di rimanere in azienda. Alcuni primi passi nella direzione di una ricollocazione sono stati compiuti: il cammino è tuttavia ancora lungo e la gran parte dei colleghi attende - con speranza - di ricevere delle positive novità.
In qualità di rappresentanti sindacali dei lavoratori ci facciamo portavoci di questo appello dei colleghi, confidando che l'azienda voglia ascoltare la voce dei propri collaboratori - la vera forza di SAP - attivandosi quanto prima ad offrire a tutti gli impattati dal programma, se non già ricollocati, una posizione interna all'azienda quale concreta alternativa all'incentivo all'esodo e, soprattutto, a non auspicabili riduzioni unilaterali di organico.
Il 10 di luglio tale appello è stato inoltrato all'attenzione della direzione SAP. Al momento non sono giunte risposte formali: ad ogni modo, ciò che più importa è che la risposta venga data con fatti concreti, e dunque che l'azienda non proceda ad azioni unilaterali e provveda, nei casi necessari, a ricollocare i colleghi dichiarati in esubero.